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Orario delle Sante Messe:

Tutti i giorni da Martedì a Domenica
alle ore 16:00

La casa natale di San Giuseppe Freinademetz con la cappella e la chiesa sono aperte ogni giorno
dalle ore 08:00 alle ore 20:00.

29 gennaio - Il giorno di San Giuseppe Freinademetz

Il 29 gennaio la Chiesa Cattolica celebra il giorno di San Giuseppe Freinademetz.
I missionari Verbiti vi invitano cordialmente a questa occasione.

Programma 2022

28 gennaio
20:00: Serata con San Giuseppe Freinademetz a Oies

29 gennaio
Giorno di San Giuseppe Freinademetz
16:00: Celebrazione della Santa Messa a Oies
20:00: Celebrazione della Santa Messa a Oies

L'ANNO LITURGICO CON SAN GIUSEPPE FREINADEMETZ

2 Novembre 2023
“Commemorazione dei Fedeli Defunti”

Nel giorno della Commemorazione dei Fedeli Defunti la Chiesa fa memoria di coloro che sono morti e, al tempo stesso, ci ricorda che anche noi siamo destinati a morire. Troviamo queste stesse due finalità nelle lettere, sermoni e altri scritti del santo sudtirolese Giuseppe Freinademetz.

Più e più volte ha parlato del giorno in cui si sarebbe incontrato di nuovo coi suoi cari, e della sua fiducia che, alla loro morte, sarebbero stati con Dio. Nell’estate del 1891, dopo aver avuto notizia della morte di suo padre in aprile, aveva scritto a sua madre: “E’ molto probabile che non avrò il conforto di rivederti in questa vita, ma ci incontreremo con il buon Dio lassù in Paradiso”. E quando gli arrivò la notizia della morte di sua madre nel 1893, fece stampare un avviso funebre con la scritta: “Il prete Fu chiede ai suoi amici fedeli di pregare che sua madre possa essere accolta presto nel Regno dei Cieli”.

Le molte lettere, che ci sono rimaste e da lui indirizzate ai suoi familiari, amici e benefattori in Tirolo, testimoniano il suo profondo attaccamento alla sua patria ma anche la sua sofferenza per esserne separato. Nella sua ultima omelia, tenuta nella chiesa di San Martino l’11 agosto 1878, manifesta con queste parole la consapevolezza che la sua partenza dalla sua Bella Badia sarebbe stata definitiva: “Ciò che chiedo al Signore quest’oggi è questo: che la nostra separazione non duri per sempre ma che ci possiamo ritrovare tutti insieme nel giorno del giudizio con le palme in mano alla destra del giudice supremo”.

La sua fede profonda è marcata dalla convinzione che è possibile vivere in eterno con Dio. Tale vita eterna però potrebbe essere messa a repentaglio, e di questo ci mette in guardia nelle sue lettere, anche se crede fermamente nella misericordia divina. Per questo è per lui molto importante sostenersi a vicenda colla preghiera, come scrive ai suoi fratelli e sorelle nel novembre 1893: “Il più grande dono che ci possiamo dare è quello di pregare gli uni per gli altri implorando da Dio la grazia di portare a termine degnamente il compito che ci è stato affidato, in modo da poter condividere la gioia in paradiso”.

Giuseppe Freinademetz ha nutrito un forte affetto non solo per i suoi familiari ma anche per il tessitore di Sotrù, Franz Thaler, che l’aveva accompagnato da Oies a Bressanone per frequentare il ginnasio quando aveva solo dieci anni. Gli è stato riconoscente per tutta la sua vita. Quando venne a sapere della sua morte prematura, ha scritto alla moglie Elisabetta una lettera di conforto in ottobre 1880, esprimendo la speranza di ritrovarsi un giorno in paradiso: “Uno alla volta lasciamo questo mondo finché ci ritroveremo nell’aldilà...Giorno verrà che Dio stesso asciugherà le nostre lacrime e, per Sua grazia, noi Badioti e Cinesi, ci incontreremo di nuovo lassù nel Sacro Cuore”.

Nell’omelia tenuta nella chiesa di San Martino nella festa di Ognissanti 1877 aveva già espresso il suo profondo desiderio che tutti i credenti si sarebbero un giorno riuniti: “Cari Cristiani, quali saranno i nostri sentimenti quando saremo ammessi alla comunione dei Santi in Paradiso! Saremo insieme a gente da ogni parte del globo: neri dall’Africa, bianchi dal Tirolo, gente di ogni lingua e generazione...E ci riconosceremo tutti come se fossimo sempre stati fratelli, provenienti da un faticoso e pericoloso pellegrinaggio attraverso il mare di questo mondo”.

San Giuseppe Freinademetz

Ujöp, Giuseppe, Josef, Fu Shenfu

Non sono pochi i visitatori delle chiese del Sud Tirolo, che si chiedono chi rappresenti la statua o il dipinto dell’uomo vestito da cinese in esse venerato. Chiaramente il suo volto non è quello di un cinese. Nel quadro ha gli occhi celesti, un naso prominente e barba e baffi folti. Perché allora vestirlo alla maniera di un cinese dell’800? La statua è quella di San Giuseppe Freinademetz, missionario ladino in Cina nella seconda metà dell’800, che per amore di quel popolo da tirolese era a poco a poco diventato cinese nel nome, lingua e modo di pensare. Questa è la storia di quella trasformazione.

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